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TIPOLOGIA: Film

TEMA: Disabilità intellettiva

TITOLO: “Detective per caso”

DURATA: 85 min

REGIA: Giorgio Romano

CAST: Emanuela Annini, Alessandro Tiberi, Stella Egitto, Giulia Pino, Giordano Capparucci, Paola Cortellesi, Massimiliano Bruno, Claudia Gerini, Valerio Mastandrea, Luca Capuano, Stefano Fresi, Pasquale Petrolo…

GENERE: Commedia, giallo

CLASSIFICAZIONE: 🟡 *

TRAMA

Giulia Santeramo è una ragazza con sindrome di Down appassionata di gialli che lavora all’ufficio oggetti smarriti della Stazione Termini di Roma. Giulia è legatissima a suo cugino Piero, del quale è innamorata senza però essere corrisposta.

Durante una festa in discoteca, Piero chiede a Giulia del denaro in prestito da dare a Marta Serafini, una ragazza tossicodipendente della quale è innamorato e che ha un sacco di debiti per droga: Giulia, offesa, se ne va piangendo, e poco dopo il locale viene rapinato mentre Piero e la sua auto spariscono nel nulla.

La telecamera di sorveglianza, però, incastrerebbe Piero come rapinatore o complice, così Giulia riunisce i suoi amici per indagare sull’accaduto…

COMMENTO PERSONALE **

Come detto altre volte, ad esempio per la serie “Sex Education” o la serie “Special”, quando si parla di disabilità ingaggiando attori realmente disabili, significa aver compreso buona parte di cosa voglia dire fare inclusione. E in fondo, in “Detective per caso”, pur non essendo la disabilità il tema centrale ma una mera caratteristica dei protagonisti che, finalmente, vestono i panni di comuni individui e non di “disabili”, questo avviene come dovrebbe. Purtroppo però non basta una scelta simile per rendere un lavoro ben fatto, anzi…

Premesso che da un film di pura “fiction” non possiamo pretendere un realismo estremo (sarebbe troppo bello se la società di oggi permettesse ai ragazzi con disabilità, anche intellettiva, che ne hanno le facoltà, di provare ad assumere ruoli professionali complessi come quello di investigatori), ma comunque l’atmosfera percepita è sempre troppo “sopra le righe”, quasi caricaturale (a partire dalla prima scena della sparatoria con la polizia fino ai dialoghi, un po’ tutti, assai teatrali), con un’ironia che talvolta rischia di portare lo spettatore medio a “infantilizzare” le persone con disabilità, facendo leva su una loro spiccata simpatia “a pelle”, che potrebbe farle percepire non tanto come persone adulte ma come eterni ragazzi e ragazze.

Purtroppo, si tratta di una sensazione che ho avvertito in molti punti del film, complice forse il suo enfatizzare (probabilmente senza volerlo) la particolarità della banda di “detective per caso”, non essendo lo spettatore medio abituato ad andare oltre quando, ad esempio, ci si trova davanti a persone con sindrome di Down (costantemente stereotipizzate come brave, buone, solari e gioiose…). Penso ad esempio a quando tutto il gruppo si ritrova in caserma, ricevendo una “ramanzina” un po’ paternalistica da Paola Cortellesi che, peraltro, dà loro del “tu” nonostante siano adulti sconosciuti e si trovino in una situazione formale.

Anche da queste piccole cose si comprende quando il tentativo di raccontare una storia “normale” (per quanto esagerata dalla narrazione) punti a una sostanziale parità oppure no. Ed è un gran peccato considerato il cast di tutto rispetto: adoro la Gerini e la Cortellesi, Mastandrea e Fresi, Lillo e tutti gli altri. Gli attori con disabilità, poi, sono bravissimi, ognuno con la sua personalità e il proprio carattere, e non hanno niente di meno rispetto agli altri professionisti. Ma il risultato finale è un film che con l’inclusione vera ha poco a che fare, seppur sia in grado di far trascorrere quasi un’ora e mezza di spensieratezza, magari per un pubblico molto giovane. Per tutto il resto, quella di definirsi “thriller” la trovo una pretesa un po’ eccessiva: la trama non è niente di eccezionale, è fin poco articolata e in qualche punto ci si annoia pure, a parer mio. Ecco, alzare l’asticella della difficoltà, quello sì, che sarebbe stato inclusivo, realizzando un giallo degno di questa etichetta, senza finire col rendere “speciale” un film che non vuole esserlo.

  • PRO: Un cast di tutto rispetto.
  • CONTRO: Il tentativo di normalizzare la disabilità viene meno a causa della trama e dai dialoghi troppo sopra le righe, rendendo tutto eccessivo e a tratti surreale, con una trama talvolta banale.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.