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TIPOLOGIA: Serie

TEMA: Disabilità fisica (paralisi cerebrale)

TITOLO: “Special”

DURATA: 16 episodi da 12-34 min

IDEATORE: Ryan O’Connell

CAST: Ryan O’Connell, Jessica Hecht, Punam Patel, Augustus Prew, Patrick Fabian, Marla Mindelle, Max Jenkins…

GENERE: Commedia

CLASSIFICAZIONE: 🟢 *

TRAMA

Ryan O’Connell è un ragazzo omosessuale nato con una lieve paralisi cerebrale, che decide di trasferirsi e iniziare un nuovo lavoro perché stufo di vivere nell’ombra, soprattutto a causa di sua madre fin troppo apprensiva. Per essere maggiormente incluso nella società e sentirsi più libero, però, Ryan racconterà una piccola bugia sulla sua disabilità…

COMMENTO PERSONALE **

Quando si parla di serie TV sulla disabilità è impossibile non nominare “Special”, scritta, diretta e interpretata da Ryan O’Connel che l’ha tratta dal suo romanzo autobiografico “I’m special: and other lies we tell ourselves”.

Il mio commento parte dal grandissimo punto a favore di questo lavoro, ovvero il fatto che il ruolo del protagonista con disabilità sia recitato da un attore realmente disabile, in quanto Ryan ha davvero la paralisi cerebrale infantile (esattamente come RJ Mitte e il suo personaggio in “Breaking Bad”, il figlio di Walter White). Questo, ne ho già parlato in un’altra recensione, è un chiaro esempio di come si dovrebbe lavorare quando si parla di disabilità, tutelando il diritto all’autorappresentanza (vige sempre il detto “nothing about us without us!”).

Basta già questo, ve lo garantisco, per dire che il lavoro prodotto da Jim Parson (l’attore che interpreta Sheldon Cooper nella serie “Big Bang Theory”) e dal marito Todd Spiewak è più inclusivo della media, perché significa aver assolto al compito che, a quanto pare, sembra tutt’oggi essere il più difficile per un film o una seria TV, ovvero non parlare a nome delle persone direttamente coinvolte in certe questioni. Ma se aggiungiamo il fatto che, oltre alla disabilità, in “Special” si parla anche di comunità LGBTQ+ (Ryan, come già scritto, è gay), e quindi che il ventaglio di barriere culturali e di pregiudizi affrontati si amplia ulteriormente, allora possiamo dire di essere davanti a un lavoro ancor più utile per l’inclusione, soprattutto grazie a un clima leggero, composto spesso da momenti di ironia e leggerezza che permettono una comunicazione migliore, più efficace, ma che non escludono pause di riflessione più serie e profonde, anche commoventi. 

Molto bello poi il percorso di crescita del protagonista, passando dalle insicurezze e dalla vergogna che lo porta a mentire sulla propria identità, a una crescente indipendenza e accettazione di se stesso, sia da un punto di vista fisico che relazionale, non senza mostrare fragilità e debolezze che lo rendono assolutamente “umano”, permettendoci al bisogno un facile riconoscimento in lui che può essere, perché no, di aiuto e di stimolo ma in modo indiretto: perché, e anche questo è un altro punto a favore, Ryan alla fine non è un eroe (sebbene qualcuno ci provi a elevarlo con l’”inspiration porn”) e le sue difficoltà e lotte interiori si vedono tutte, rappresentando l’ordinario in una fetta di mondo non ancora accettata, che deve ancora combattere pregiudizi e barriere fisiche, ma anche guerre interiori.

Accettazione che però lentamente inizia a fiorire una volta che Ryan ha “costruito se stesso”, per cominciare poi a costruire rapporti più sani con ciò che lo circonda, sperimentando così l’amicizia, l’amore e il sesso, trattato anch’esso in modo delicato ma profondamente vero, con tutti i timori del caso ma anche quel senso di liberazione esplosivo, togliendosi di dosso il peso di troppo tempo.

  • PRO: Una serie sulla disabilità scritta, diretta e interpretata da una persona con disabilità difficilmente dirà cose sbagliate nel modo sbagliato, e infatti non è questo il caso.
  • CONTRO: Troppo breve, e dialoghi che si sarebbero potuti approfondire un po’ per analizzare meglio certe dinamiche.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.