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TIPOLOGIA: Film

TEMA: Sindrome di Morquio

TITOLO: “Basta guardare il cielo”

DURATA: 100 min

REGIA: Peter Chelsom

CAST: Sharon Stone, Elden Henson, Kieran Culkin, Gena Rowlands, James Gandolfini, Harry Dean Stanton, Gillian Anderson, Meat Loaf…

GENERE: Drammatico

CLASSIFICAZIONE: 🟢 *

TRAMA

Kevin è un ragazzo molto esile con la “Sindrome di Morquio”, ed è dotato di una straordinaria intelligenza. Max è il suo contrario, molto timido e con una grande difficoltà a socializzare, alto e fisicamente robusto, il che lo rende un facile bersaglio degli altri ragazzi del quartiere che compongono una banda cattiva, anche perché suo padre è in galera, condannato per aver ucciso sua moglie.

L’amicizia che unirà Kevin e Max, quando si troveranno ad essere vicini di casa, li farà diventare inseparabili tanto da diventare un’unica persona, unendo testa e fisico…

COMMENTO PERSONALE **

“L’assassino, l’assassino, ha per figlio un maialino!”

Già dall’inizio capiamo che il bullismo sarà un filone centrale nel film, e che soprattutto unirà i due protagonisti per un verso o per l’altro.

Ammetto: inizialmente ho provato una sincera antipatia per Kevin e la sua saccenza, sensazione che mi ha accompagnato fino ai titoli di coda ma, ehi, “inclusione” significa anche questo, provare un sentimento negativo verso una persona con disabilità senza trattarla con pietismo e compassione (e sono “contento” se anche voi avete provato lo stesso, riuscendo a respingere i sensi di colpa)! Al contrario, Max è quanto di più tenero e buono si possa incontrare: l’amico che ogni persona dovrebbe avere, tanto da farsi carico (proprio fisicamente, sulle proprie spalle) del suo unico compagno di vita, prestando se stesso come estensione del corpo disabilitato di Kevin.

“Basta guardare il cielo” è una storia avvincente che parla di eroi moderni, cavalieri del presente in grado di trasmettere il valore della fedele complementarietà: il piccolo insegnerà all’altro a crescere e a muoversi nel mondo, perfino a conquistare la propria giustizia contro il padre nemico; il grande farà comprendere cosa significhi davvero il termine amicizia, appunto, fino alle lacrime sul finale (perché sì, è molto probabile che si pianga in più punti, fatti tutti di protezione, amore e cura da parte di chi, in modo genuino, non smette mai di credere nel possibile).

Non ho riscontrato particolari problemi in termini di linguaggio o sul fronte culturale: al massimo, sono stati rappresentati alcuni pregiudizi e stereotipi in modo realistico, propri di una società non certo aperta alla diversità tanto da sfociare spesso nella sopraffazione, ma pronta alle volte a stupirsi e cambiare idea (penso al nonno di Max, ad esempio). Ho molto apprezzato l’utilizzo dissacrante del termine “storpio” (tradotto dall’inglese “freak”) come forma anch’essa di rottura (solo perché usata da Max con lo spirito corretto, ovvero condiviso).

In conclusione è assolutamente un film che consiglierei, soprattutto in età scolastica per affrontare il tema del bullismo e dell’inclusione della diversità, magari laddove ci sono in classe alunne e alunni con una qualche forma di difficoltà più evidente.

  • PRO: Storia avvincente ed emozionante, viene ben espresso il valore dell’amicizia e della collaborazione oltre ogni diversità.
  • CONTRO: Doppiaggio italiano a parer mio non eccelso (soprattutto per Kevin, totalmente “discordante” per un ragazzino).

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.