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TIPOLOGIA: Film

TEMA: Disabilità intellettiva

TITOLO: “Marilyn ha gli occhi neri”

DURATA: 112 min

REGIA: Simone Godano

CAST: Stefano Accorsi, Miriam Leone, Thomas Trabacchi, Mariano Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Ariella Reggio, Valentina Oteri…

GENERE: Commedia, sentimentale

CLASSIFICAZIONE: 🟢 *

TRAMA

La mitomane Clara e il nevrotico Diego fanno parte di un centro diurno di riabilitazione per persone con disturbi, e sono seguiti dallo psichiatra Paris, il quale più volte sostiene che occorra portare la realtà all’interno del loro mondo.

Un giorno Diego decide di trasformare il centro in un ristorante, così Clara accetta e coinvolge nel progetto anche gli altri pazienti: Sosia, che è convinto che tutte le persone siano appunto dei sosia; Susanna che ha la sindrome di Tourette; Chip che crede di essere spiato e Gina, una ragazza con disturbi relazionali.

Incredibilmente l’apertura del ristorante fa il tutto esaurito con i clienti attirati sia dalle false recensioni del locale sia dallo spettacolo del personale in servizio, ma qualcosa va poi storto…

COMMENTO PERSONALE **

“Marilyn ha gli occhi neri” è un film a suo modo dolce, in grado di rappresentare la disabilità mentale senza scadere in un’eccessiva stereotipizzazione, pur mantenendo una certa leggerezza di fondo (e anche ironia) che rende la storia un pizzico surreale ma comunque godibile anche sul fronte inclusivo, dato che ciò che viene rappresentato non si discosta troppo da progetti socio-educativi in atto ogni giorno con persone con disabilità fisiche e intellettive, soprattutto per garantire loro, magari attraverso il lavoro, lo sviluppo di una certa autonomia.

Una delle mie scene preferite (SPOILER, salta al paragrafo successivo se non vuoi leggerlo) è quella in cui Clara finge di avere una relazione con Diego per salvarlo dalle grinfie della ex moglie, facendole fare una pessima figura (oltre che, sotto sotto, suscitare in lei un briciolo di gelosia). Ma mi è piaciuto anche il fatto che lo psichiatra Paris, in un momento di fragilità di Clara, le abbia raccontato qualcosa di profondamente intimo, ovvero il suo passato da ragazzino ribelle e “deviante”, e quanto ogni giorno lui sia sempre in conflitto con quella sua parte, ricordandole che si può comunque cambiare imparando a gestirla: soprattutto quest’ultimo messaggio credo sia importante per ribadire come, alla fine, anche la persona più insospettabile possa in realtà affrontare o avere affrontato delle importanti difficoltà, magari invisibili, e questa “normalizzazione” non può fare che bene. Una spontaneità che viene fuori soprattutto nella scena forse più alta di tutto il film, ovvero l’ultima in cui Diego si trova a tavola con il proprio babbo, il quale gli ricorda con “amorevole disprezzo” quanto sia stata dura crescerlo e quanto sia difficile conviverci e sopportarlo ogni giorno, e perciò quanto sia importante l’amore di chi, nonostante tutto, resta sempre accanto.

Consiglio quindi la visione di “Marilyn ha gli occhi neri” perché ha una delicatezza non stucchevole, e al tempo stesso un modo non dannoso di raccontare la disabilità mentale, mostrandone alcune caratteristiche senza generalizzare, ma bensì cucendole addosso a ogni singolo personaggio. Accorsi e la Leone, poi, sono stati sufficientemente convincenti, anche se talvolta un pizzico “caricaturali”, ma per la natura di questo lavoro, di fiction, ci possiamo stare.

  • PRO: Ironia e leggerezza usate in questo caso bene per trattare la disabilità mentale.
  • CONTRO: Un pizzico di minor fiction avrebbe reso forse meno “esagerato” il film.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.