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TIPOLOGIA: Film

TEMA: Autismo

TITOLO: “The specials: fuori dal comune”

DURATA: 114 min

REGIA: Olivier Nakache, Éric Toledano

CAST: Vincent Cassel, Reda Kateb, Bryan Mialoundama, Hélène Vincent, Alban Ivanov, Benjamin Lesieur, Marco Locatelli, Catherine Mouchet, Frédéric Pierrot, Suliane Brahim…

GENERE: Drammatico, commedia

CLASSIFICAZIONE: 🟢 *

TRAMA

Bruno e Malik vivono da 20 anni a contatto con bambini e adolescenti nello spettro dell’autismo. Nelle rispettive associazioni, addestrano giovani provenienti da quartieri difficili per la supervisione e il supporto di questi casi…

COMMENTO PERSONALE **

Per “colpa” della presenza di attori come Vincent Cassel e Reda Kateb avevo alte aspettative per questo film: sia chiaro, non che le abbia disattese, ma forse avrei immaginato di emozionarmi molto di più sul finale. Ad ogni modo, è stato bello condividere i progressi, più o meno evidenti, dei ragazzi che hanno attraversato i 114 minuti di “The specials: fuori dal comune” (niente spoiler, però vi dico che mi ha fatto proprio sorridere la scena finale del ragazzo e dell’allarme del treno… Poi capirete!).

Sul film, tratto da una storia vera, c’è poco da dire se non che la trama è interessante, mostrando dinamiche che cooperative, associazioni e strutture varie affrontano spesso, soprattutto problemi e controsensi, talvolta dovuti a burocrazia, talvolta a motivi politico-istituzionali e altre ancora per limiti socio-culturali. Ciò che comunque emerge, e che dovrebbe vincere sempre, è la buona volontà, la passione (quasi dedizione) e l’empatia che Malik e Bruno, insieme a tutti gli altri operatori e operatrici (anche loro, spesso, con storie difficili alle spalle), mettono a disposizione per il lavoro in cui credono fermamente. E questo non può che dare un’immagine positiva dell’inclusione, con un’intensità davvero coinvolgente. 

Facciamo ora un passo indietro: si dice che i due registi abbiano lavorato per oltre vent’anni a questo lavoro, scegliendo prima di girare il film di fare i supervisori in un campo estivo dove hanno incontrato Stéphane Benhamou, fondatore dell’associazione “Le silence des justes” (nel film interpretato da Vincent Cassel), specializzata nell’accoglienza e integrazione di bambini e adolescenti nello spettro dell’autismo.

A parer mio, è stata proprio questa lunga esperienza ad aver permesso a “The specials” di rappresentare l’autismo in modo corretto, dando un’ampia visione dello spettro e, per questo, mostrando la realtà per come è. Alcuni momenti, come quelli legati alla violenza o all’autolesionismo (gesti che comunque sono ben giustificati nella trama e hanno una chiara origine al di fuori della condizione dei personaggi), sono un duro colpo soprattutto per quelle famiglie che non hanno gli strumenti, gli aiuti o le capacità per contenere una tale forza negativa, ma anche per le operatrici e gli operatori che talvolta non vengono valorizzati abbastanza per il loro duro impegno (ad esempio pochi orari stabiliti e molti rischi).

Insomma, “The specials” convince, sa toccare con delicatezza e rispetto i punti giusti, concedendosi anche qualche momento di leggerezza e ironia che non guasta (come l’eterna ricerca “forzata” dell’amore per Bruno), in un sodalizio perfetto con la parte più “impegnata”.

  • PRO: Una corretta rappresentazione dell’autismo unita al racconto delle dinamiche riguardanti cooperative e organizzazioni, fanno sì che in “The specials” sia impercettibile il confine tra realtà e finzione.
  • CONTRO: Forse, l’unico rischio è che per qualcuno possa essere poco interessante la visione “interna”, in chiave politica, di chi lavora a contatto con l’autismo.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.