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TIPOLOGIA: Film

TEMA: Autismo

TITOLO: “Tutto ciò che voglio (Please stand by)”

DURATA: 93 min

REGIA: Ben Lewin

CAST: Dakota Fanning, Toni Collette, Alice Eve, Marla Gibbs, Jessica Rothe…

GENERE: Drammatico, commedia

CLASSIFICAZIONE: 🔴 *

TRAMA

Wendy è una giovane ragazza nello spettro dell’autismo che vive in una casa-famiglia, grande appassionata di Star Trek al punto da scrivere un copione per partecipare a un concorso di sceneggiatura sul tema, indetto dalla Paramount: il suo obiettivo è quello di rendersi economicamente indipendente e riuscire a badare a se stessa per tornare ad abitare nella casa in cui è cresciuta con la sorella, ora sposata e madre di una bambina. 

Il giorno in cui dovrebbe spedire il dattiloscritto, però, ha un incontro con la sorella e, al suo rifiuto di riprenderla in casa, ha una crisi che la porta a isolarsi per tutto il giorno, rendendosi successivamente conto di aver perso tempo e non poter più far arrivare per posta il suo copione prima della scadenza del concorso. Così decide di scappare e mettersi in viaggio in un mondo per lei sconosciuto, così da consegnare di persona il suo lavoro…

COMMENTO PERSONALE **

Lo so, potevo concedere un voto intermedio a questo film, ma “Tutto ciò che voglio”, dopo una lunga riflessione a posteriori, non mi ha convinto abbastanza e per questo non me la sento di metterlo sullo stesso piano di film migliori.

La trama potrebbe anche risultare carina, ma il suo sviluppo è piuttosto piatto, con momenti un pizzico surreali (perché sì, diciamolo senza troppi spoiler, non è improbabile che il poliziotto che ritrova la protagonista sia appassionato di Star Trek come lei, e riesca tramite quello a conquistare la sua fiducia?). Sul fronte inclusione, poi, l’autismo viene rappresentato in modo altrettanto banale, con piccoli stereotipi che non aggiungono granché a Wendy tranne il fatto che debba scriversi tutte le informazioni utili, anche le più banali, e che vedremo si riveleranno indispensabili.

Per il resto, ho provato profonda antipatia verso l’operatrice che si prende “cura” di lei, data la sua superficialità ampiamente dimostrata (al contrario di suo figlio che appena la conosce riesce a empatizzare con Wendy), ma anche verso la sorella che, al di là della scelta faccia (legittima, specifico), si rivela piuttosto menefreghista negli atteggiamenti, salvo poi recuperare sul finale (a parer mio, un po’ troppo tardi).

Peccato, perché “Tutto ciò che voglio” poteva, a questo proposito, sviscerare maggiormente il rapporto tra fratelli e sorelle con disabilità e non, ricordando anche il diritto alla non cura quando non ci si sente in grado di affrontare un simile percorso, evitando di farsi carico di un peso (o se preferite “responsabilità”) che era dei genitori. Il punto però è “come” si decide di non assumersi comprensibilmente certi oneri: bisognerebbe infatti, in questi casi, far sì che sia garantisca comunque un altro tipo di protezione e di tutela efficace, e non alimentare invece ulteriori difficoltà e vuoti come, invece, accade alla protagonista per buona parte del film, al punto da non essere compresa praticamente da nessuno.

Un’occasione persa, appunto, che lascia tutto piuttosto “facilone”, anche nel finale, con una sceneggiatura per niente ambiziosa, che non prova mai a spiccare un po’, lasciandoci oltretutto un costante, leggero, sottofondo di angoscia ogni volta che la protagonista subisce qualche disavventura o si scontra con il muro dell’ignoranza, non venendo mai capita. Che poi, almeno questo, è ciò vivono tante persone autistiche ogni giorno, seppur non necessariamente quando gli viene data la possibilità di rincorrere un sogno, purtroppo.

  • PRO: Viene ricordato che le persone con autismo hanno sogni e capacità da valorizzare.
  • CONTRO: Occasione persa nel non sviluppare abbastanza il rapporto tra le due sorelle.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.