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TIPOLOGIA: Serie

TEMA: Autismo (sindrome di Asperger)

TITOLO: “Atypical”

DURATA: 38 episodi da 26-38 min

REGIA: Seth Gordon

CAST: Jennifer Jason Leigh, Keir Gilchrist, Brigette Lundy-Paine, Amy Okuda, Michael Rapaport…

GENERE: Commedia drammatica

CLASSIFICAZIONE: 🟢 *

TRAMA

Sam Gardner è un ragazzo nello spettro dell’autismo, in particolare con la sindrome di Asperger, che raggiunti ormai i diciotto anni sente il bisogno di conquistare la propria indipendenza, e perché no trovare l’amore.

Ad aiutarlo nel suo obiettivo, oltre alla sorella Casey che, nonostante ogni tanto lo prenda bonariamente in giro, riesce bene a capirlo e a essergli complice, ci sono soprattutto la sua terapeuta Julia e il suo miglior amico Zahid, con il supporto comunque dei genitori Elsa (madre fin troppo apprensiva) e Doug (padre comprensivo). Così, Sam vivrà numerose avventure alla conquista dei suoi sogni (e magari dell’Antartide, dove vivono i suoi animali preferiti, i pinguini).

COMMENTO PERSONALE **

Il personaggio di Sam, ben interpretato da Keir David Peters Gilchrist, potremmo erroneamente accostarlo a quello di Woo Young-woo (ne ho già parlato in modo approfondito qui), ma in realtà i due sono distanti anni luce!

Certo, anche in “Atypical” si parla di autismo ad alto funzionamento (in questa occasione, viene specificata anche una sindrome in particolare), e a chiunque abbia visto entrambe le serie sarà venuto spontaneo scorgere nella passione per i pinguini di Sam la stessa passione per le balene di Woo (e quindi di cercare a interpretare il mondo esterno tramite parallelismi con il mondo animale)… Ma se quest’ultima viene rappresentata in modo “macchiettoso”, amplificando al massimo alcune delle caratteristiche più stereotipizzate dell’autismo, in Sam è tutto un po’ più “piatto” e “comune” all’autismo (per quanto, ripeto, sia ad alto funzionamento), e inoltre è presente un leggero senso di difficoltà/fallimento maggiore rispetto a quello che deve affrontare l’avvocata Woo, comunque sempre capace di risolvere i casi in modo geniale: sia chiaro, anche lei dovrà saltare ostacoli, ma mentre quelli di Sam sono più personali, relativi alle caratteristiche della propria condizione (e che spesso riesce a superare grazie al suo inseparabile quaderno con matita annessa, per appuntarsi consigli ricevuti e una scrupolosa osservazione di ciò che lo circonda), quelli di Woo sono più il frutto di uno scontro negativo con la società e le persone intorno (forse, questo è dovuto al fatto che la cultura occidentale è più aperta rispetto a quella orientale nei confronti della disabilità).

In sostanza, credo che per quanto “Atypical” romanzi l’autismo con una storia un po’ fuori dall’ordinario, sia in grado di intrattenere senza creare alcun danno in particolare, per questo mi sento di dargli comunque il voto massimo anche se lontano da certi capolavori: c’è da divertirsi un sacco con l’adorabile amico Zahid, da riflettere attraverso la crescita del personaggio di Casey episodio dopo episodio (e meno male, così le vicende della ragazza, con i suoi di conflitti interiori, permettono per fortuna di staccarci un po’ dal filone della neurodivergenza), e anche da emozionarsi nei rapporti genitori-figli, mostrando dinamiche tipiche delle famiglie in cui è presente l’autismo (bellissimo, a parer mio, il rapporto con la sorella molto protettiva ma anche in grado di spronarlo, al contrario della madre che a tratti si rivela soffocante)! Il lavoro, nel complesso, riesce a rappresentare sufficientemente bene l’autismo (immancabili le cuffie antirumore per isolarsi negli spazi affollati e rumorosi, alcuni comportamenti ossessivi come la ripetizione del mantra “Adelia Antartico Imperatore Papua” – la lista in ordine alfabetico delle specie di pinguino dell’Antartide -, l’incapacità di comprendere gli stati mentali altrui, la spiccata creatività e una certa mancanza di empatia), e le probabilità che qualche familiare o persona autistica si riconosca in Sam sono tutto sommato decisamente più alte di quanto possano essere con l’avvocata Woo. E anche questo, o soprattutto questo, è il punto di forza di qualcosa o qualcuno che intende parlare di disabilità, ovvero far avvicinare le persone a una realtà distante da loro, permettendogli di familiarizzare in modo utile, affinché un domani, nella “vita vera”, abbiano gli strumenti adeguati per rapportarcisi ed evitino di smontarsi da simili realtà come, invece, hanno fatto molti amici della famiglia di Sam, in una società che spesso non è in grado di comprenderlo (emblematica la scena dell’arresto di Sam da parte di un poliziotto che riteneva sospetto il comportamento del ragazzo).

“Atypical” racconta “semplicemente” le vicende, i sogni e le paure di un ragazzo autistico come – quasi – tanti, senza alcuna pretesa se non quella di mantenere una leggerezza di base. Per questo piace, senza spaventare davanti a un tema così delicato e senza mai banalizzarlo, ma soprattutto senza eroificare nessuno, perché nemmeno Sam, probabilmente, lo avrebbe voluto.

  • PRO: È un prodotto leggero che sa divertire, emozionare e far riflettere allo stesso tempo, senza mai banalizzare troppo il tema dell’autismo e senza neanche enfatizzarlo al massimo in modo caricaturale.
  • CONTRO: Onestamente, se la si guarda senza troppe pretese e con la giusta spensieratezza, non ne saprei trovare.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.