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TIPOLOGIA: Film

TEMA: Disabilità fisica (distrofia muscolare di Duchenne)

TITOLO: “Altruisti si diventa”

DURATA: 97 min

REGIA: Rob Burnett

CAST: Paul Rudd, Craig Roberts, Selena Gomez, Jennifer Ehle, Megan Ferguson, Frederick Weller, Bobby Cannavale…

GENERE: Drammatico, commedia

CLASSIFICAZIONE: 🟢 *

TRAMA

Ben è un ex scrittore che, in seguito alla separazione dalla moglie, decide di rifarsi una vita diventando un assistente personale per persone con disabilità.

Il suo primo cliente è Trevor, 18enne con distrofia muscolare di Duchenne dal carattere difficile e dal forte cinismo: dopo un inizio di conflitti, i due intraprendono un viaggio on the road per visitare i luoghi che Trevor ha sempre sognato di vedere attraverso la TV nelle sue giornate chiuso in casa (compreso il buco più grande del mondo), incontrando lungo la strada varie persone non senza affrontare sfide, soprattutto emotive, che permetteranno loro di capire molto sul loro passato e soprattutto sul loro futuro…

COMMENTO PERSONALE **

Basato sul romanzo “The Revised Fundamentals of Caregiving” di Jonathan Evison, “Altruisti si diventa” è ufficialmente diventato uno dei miei film preferiti sulla disabilità, per questo evitare di fare un sacco di spoiler mi sarà difficile ma cercherò di impegnarmi.

Ciò che caratterizza in positivo questo film è il fatto di mostrare finalmente un protagonista con disabilità agli antipodi rispetto a quello che viene costantemente rappresentato: certo, ci si poteva spingere ancora di più (a quando un disabile davvero cattivo? Al momento, soltanto nella serie “Sex Education” che ho già recensito ci si avvicina a questo), ma l’ironia pungente e il cinismo brutale di Trevor ci strapperà più di una risata (il suo primo colloquio con Ben ci fa capire subito che tipo sia, così come i continui scherzi “estremi” ma anche, più nello specifico, scene come quella riguardante la mucca gigante, che mi ha fatto ridere di gusto grazie anche alle pause perfette tra i due protagonisti principali), facendoci in parte dimenticare della sua malattia, come dovrebbe essere se vogliamo normalizzare la disabilità.

Il fastidio iniziale provato verso sua madre, fin troppo apprensiva e con un senso di protezione talvolta discutibile (penso a quando, durante il primo incontro con Ben, spiegandogli quali sarebbero le sue mansioni specifica che Trevor avrà ancora pochi anni di vita e per questo dovrà essere trattato con attenzione, una precisazione che stona non poco e, pronunciata con quella realistica freddezza da parte di un genitore ad un primo colloquio col caregiver, non fa proprio impazzire…) per fortuna scompare appena ingranato il film, lasciando il posto a una leggerezza che però non si dimentica di emozionare (anche nelle due piccole storie parallele, quella di Dot e quella di Peaches) e allo stesso tempo di far riflettere, con una dolcezza infinita nascosta sotto la scorza di un rapporto di odio e amore complice tra i due viaggiatori. Una delle scene finali, poi, quella della realizzazione del sogno di Trevor, mi ha particolarmente commosso seppur nella sua goliardia.  

Non riesco a dire oltre se non: guardatelo. “Altruisti si diventa”, come se non bastasse, riesce con intelligente ironia a rompere anche una serie di stereotipi, ad esempio parlando di sentimenti e di amore in ambito disabilità con una naturalezza, evidenziata dal comportamento di Dot, davvero utile per la causa.

  • PRO: Divertente, un po’ sfrontato e intelligente, rappresentando la disabilità finalmente senza pietismo ma facendo comunque emozionare.
  • CONTRO: Avrei spinto ancora di più sul “caratteraccio” (giustificato) di Trevor.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.