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TIPOLOGIA: Documentario

TEMA: Autismo

TITOLO: “The special need”

DURATA: 84 min

REGIA: Carlo Zoratti

CAST: Enea Gabino, Carlo Zoratti, Alex Nazzi…

GENERE: Documentario, avventura, drammatico

CLASSIFICAZIONE: 🟢 *

TRAMA

Enea ha 29 anni, vive a Terenzano (Udine) ed è nello spettro dell’autismo. Enea ha il desiderio di fare l’amore per la prima volta, oltre che di avere una vita affettiva realizzata come tutte e tutti gli altri: così, con l’aiuto dei suoi due amici Carlo e Alex, inizia una bella avventura on the road che, a bordo di un vecchio furgone Volkswagen, li porterà prima in Austria e poi in Germania, proprio per raggiungere l’obiettivo tanto sperato…

COMMENTO PERSONALE **

“The special need” si presenta come un vero e proprio progetto che vuole (cito) “analizzare le possibili soluzioni al problema della sessualità nei soggetti disabili”. In tal senso condivido poco la scelta dell’uso della parola “special” nel titolo: chi mi conosce sa bene che il termine “speciale” è infatti per me (e non solo) bandito se vogliamo fare inclusione vera, cioè normalizzare certe situazioni e realtà anziché porre ancora di più l’evidenziatore sulle diversità. E no, dire che in questo caso si vuole parlare di un “problema eccezionale” da risolvere non è comunque una giustificazione valida per questa scelta. 

Giusta, invece, la decisione di usare “need” per ricordare come quello alla sessualità sia un vero e proprio “bisogno” universale, nonché un diritto riguardante la salute psicofisica riconosciuto ufficialmente anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. 

L’ora e mezza, però, devo dire che non passa così velocemente come speravo, in quanto sono presenti alcuni momenti un po’ troppo lenti o di troppo, come quelli sul lavoro che si sarebbero potuti ridurre: molto efficaci, invece, i pezzi di seduta psicologica tra Enea e la sua terapeuta, dove lui confessa semplicemente che “gli manca l’amore”, dimostrando una genuina attrazione verso l’altro sesso, spinto da un bisogno oggettivo e, mi sia passato il termine, “naturale”.

Tra alti e bassi, “The special need” riesce comunque a trattare in maniera dignitosa il tema della sessualità in ambito disabilità, che in certe situazioni (a causa del doppio tabù) diventa come ci racconta una problematica concreta, difficile da affrontare e superare qualora non ci siano le condizioni adeguate, compreso una pronta e disponibile situazione familiare. Difficoltà che emergono, talvolta, anche laddove ci si aspetterebbe maggiore apertura (SPOILER, salta al paragrafo successivo se non vuoi leggerlo): significativa la scena in cui anche delle prostitute incontrate per strada si rifiutano di avere un rapporto con Enea una volta saputo che ha un ritardo mentale.

Si poteva fare di meglio? A parer mio sì, soprattutto per renderlo più scorrevole e accattivante in certi momenti, magari approfondendo ulteriormente la figura dell’assistente sessuale per persone con disabilità: peccato, ad esempio, aver sprecato l’occasione per un confronto concreto tra l’estero e l’Italia, anche per quanto riguarda la figura proposta con la “nostra” attuale proposta di legge, che nel caso specifico non prevede rapporti sessuali completi come invece è possibile in altri Paesi europei. Voglio però premiare una cosa non scontata, ovvero l’unione spontanea tra i tre protagonisti di questo viaggio, fatta di amicizia vera senza pietismo o compassione ma, anzi, anche di scherzi reciproci e frecciatine senza alcuno sconto, con quel pizzico di goliardico maschilismo che, sebbene non mi senta assolutamente di promuovere e difendere, rende ancor più credibile e inclusivo il loro rapporto, mostrando nei loro dialoghi scorci di tenerezza e affetto sincero, emozionante.

Concludo con un appunto puramente personale: ho trovato davvero fastidiosa la color correction di “The special need”, tendente per tutto il tempo a un giallo estremo, scelta totalmente incomprensibile e per niente funzionale, soprattutto per chi ha disabilità visive riducendo di molto il contrasto delle immagini.

  • PRO: Il rapporto affettuoso e genuino tra i tre protagonisti, senza pietismo né compassione.
  • CONTRO: Documentario lento, a tratti ripetitivo, che rimane un po’ troppo in superficie (e con una color davvero fastidiosa).

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.