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TIPOLOGIA: Cortometraggio

TEMA: Disabilità fisica (focomelia)

TITOLO: “Il circo della farfalla”

DURATA: 23 min

REGIA: Joshua Weigel

CAST: Eduardo Verástegui, Nick Vujicic, Doug Jones, Matt Allman, Connor Rosen, Lexy Pearl, Bob Yerkes, Mark Atteberry…

GENERE: Drammatico

CLASSIFICAZIONE: 🟢 *

TRAMA

“Il circo della farfalla” è la storia di Will, un uomo privo di tutti e quattro gli arti che fa parte, come un vero fenomeno da baraccone, di un circo di “freaks”. Un giorno, però, tra le risate del pubblico a cui ormai era abituato e che crede di meritare, gli si avvicina un uomo, Mr. Mendez, per dirgli che è “magnifico”: dopo un momento di titubanza, Will decide di seguirlo e far parte del suo “Circo della farfalla”, dove si respira un’aria diversa (fin troppo serena, senza “fenomeni da baraccone” ma con show di qualità), con la speranza di poter cambiare la propria vita e trovare uno scopo nel mondo grazie alle proprie risorse e non alla sua diversità usata come debolezza…

COMMENTO PERSONALE **

Conoscevo già Nick Vujicic per il suo lavoro di, diciamo, “motivatore” conosciuto in tutto il mondo, e mi ha piacevolmente sorpreso ritrovarlo alla recitazione in un lavoro che parla di disabilità: il modo di dire “Nothing about us withous us” (niente riguardo noi senza di noi) ci ricorda infatti come anche nel cinema certi ruoli dovrebbero essere interpretati dalle persone direttamente coinvolte, che vivono determinate situazioni in prima persona (in questo caso, attori con disabilità ingaggiati per interpretare personaggi con disabilità).

In tutta onestà, stiamo parlando di un cortometraggio molto semplice che affronta un tema piuttosto banale, o quantomeno trito e ritrito (non solo la diversità e le difficoltà della vita, ma anche l’importanza della caratteristiche che ci rendono unici, così come centrale è il tema della forza interiore, infatti cito: “Più grande è la lotta e più glorioso è il trionfo”). Ciò che semmai fa un po’ la differenza è il modo lineare e diretto, semplice, con il quale viene inscenato un insegnamento comunque importante. E se lo si considera come un lavoro “allegorico”, poetico, allora vale la pena spendere 23 minuti del proprio tempo per qualcosa che alla fine potrebbe anche emozionarci.

In sintesi, credo che “Il circo della farfalla” possa funzionare molto bene per le ragazze e i ragazzi, da proiettare nelle scuole, proprio perché potrebbe ricordare loro di non sentirsi mai soli, anche quando pensano di non essere capaci in qualcosa o avvertono il peso del giudizio altrui, perché ognuno di noi è perfetto a modo proprio. In tal senso, allora sì, si merita il massimo del voto.

  • PRO: Molto semplice, per questo adatto a ragazze e ragazzi.
  • CONTRO: Molto semplice.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.