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TIPOLOGIA: Serie

TEMA: Disabilità fisica (paralisi cerebrale)

TITOLO: “Breaking Bad”

DURATA: 62 episodi da 43-58 min

IDEATORE: Vince Gilligan

CAST: Bryan Cranston, Anna Gunn, Aaron Paul, Dean Norris, Betsy Brandt, RJ Mitte, Giancarlo Esposito, Bob Odenkirk, Jonathan Banks, Laura Fraser, Jesse Plemons…

GENERE: Drammatico, noir, thriller, azione

CLASSIFICAZIONE: 🟢 *

TRAMA

Walter White è un professore di chimica del New Mexico che vive con la moglie Skyler, incinta della loro secondogenita, e il figlio Walter “Flynn” Junior, che cammina con l’aiuto delle stampelle a causa della paralisi cerebrale.

Alla soglia dei suoi cinquant’anni Walter scopre di avere un tumore ai polmoni, così, per far fronte alle difficoltà economiche della famiglia e non disponendo della necessaria copertura assicurativa per curarsi, decide di cominciare a cucinare metanfetamina insieme al suo ex studente Jesse Pinkman, diventato da un po’ di tempo un piccolo spacciatore.

Grazie alla conoscenza della chimica di Walter, il prodotto si rivela di qualità nettamente superiore rispetto a quello della concorrenza: il professore decide così di sfruttare le sue doti per farsi strada nel mercato della droga e ricavare sempre più denaro per la sua famiglia…

COMMENTO PERSONALE **

“Breaking Bad”, esattamente come la serie “Sex Education”, non parla specificatamente di disabilità, ma anche in questo caso la mostra nel migliore dei modi, inserendo un personaggio disabile (ovvero il figlio di Walter Whiter, interpretato da RJ Mitte) in maniera “naturale”, dando quasi per scontate le sue difficoltà, senza enfatizzarle o sottolinearle più del dovuto.

Il ragazzo, in sostanza, al di là di qualche problema di linguaggio o deambulazione derivato dalla paralisi cerebrale, vive la sua vita come tutti gli altri personaggi. In questo modo la disabilità viene percepita come qualunque altra caratteristica, aiutando gli spettatori ad assimilarla fino a vederla scomparire del tutto.

Infine, sempre in analogia con “Sex Education”, il plus inclusivo è il fatto di aver scelto un attore con disabilità per girare il ruolo di una persona con disabilità, in quanto RJ Mitte ha veramente la paralisi cerebrale. Non serve davvero altro per dire che sì, “Breaking Bad” aiuta davvero l’inclusione (e poi, a prescindere da questo, è la mia serie preferita, per me un vero capolavoro, e la consiglio assolutamente).

  • PRO: Non parla di disabilità ma la include alla perfezione, senza mostrarla in modo enfatizzato, ingaggiando un attore realmente disabile.
  • CONTRO: Che è già finita.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.