0

Carrello

TIPOLOGIA: Film

TEMA: Disabilità fisica (tetraplegia)

TITOLO: “Mare dentro”

DURATA: 125 min

REGIA: Alejandro Amenábar

CAST: Javier Bardem, Belén Rueda, Mabel Riveira, Lola Dueñas, Celso Bugallo, Clara Segura, Joan Dalmau, Alberto Jiménez…

GENERE: Drammatico, biografico

CLASSIFICAZIONE: 🟢 *

TRAMA

Ramón Sampedro vive a letto a causa di un grave incidente in seguito a un tuffo da uno scoglio finito male, che lo ha reso tetraplegico: per questo vorrebbe che qualcuno lo aiutasse a morire. 

Dopo 25 anni vissuti in questo modo, inizia così una battaglia legale verso il Governo spagnolo per ottenere il diritto all’eutanasia, diventando un caso mediatico che divide l’opinione pubblica e in piccola parte anche la sua famiglia…

COMMENTO PERSONALE **

Al contrario di ciò che viene raccontato in film come, ad esempio, “Io prima di te”, che ho già recensito, trovo che i contenuti di “Mare dentro” rappresentino benissimo il dibattito intorno al tema dell’eutanasia, e che lo facciano in modo (purtroppo) molto attuale, nonostante i venti anni di scarto. Le argomentazioni e le tesi a difesa delle varie posizioni, infatti, sono rimaste ancora le stesse, così come gli ostacoli istituzionali da affrontare in moltissimi Paesi non del tutto favorevoli.

L’eutanasia continua dunque a essere una questione che divide la società, sicuramente da un punto di vista etico/morale ma anche pratico/logistico, e questo lo si ritrova benissimo nei fatti rappresentati e nei dialoghi tra Ramòn Sampedro (scrittore e attivista spagnolo realmente esistito, scomparso nel 1998) e la sua famiglia (il fratello, ad esempio, non sarà mai d’accordo con lui per tutta la durata del film), le istituzioni e perfino la Chiesa, rappresentata da un parroco ugualmente disabile ma di pensiero opposto a quello del protagonista: il primo ritiene che “una libertà che elimina la vita non è una libertà”, il secondo che “una vita che elimina la libertà non è vita”. Una divergenza che sfocerà in un’accusa feroce da parte del Don verso la famiglia di Ramòn (ritenuta esser poco di conforto all’uomo al punto da non riuscire a evitargli un simile desiderio), che da quel punto in poi inizia a difendere con maggior convinzione quella richiesta, per quanto non semplice da accettare.

A questo proposito, non c’è dubbio che sia emotivamente provante accompagnare il calvario (più esistenziale che fisico) di Ramòn, nonché le sue riflessioni riguardo la morte e il suicidio, ma ciò che rassicura moltissimo è l’estrema lucidità con la quale l’uomo ne parla in ogni singolo momento, con una sicurezza disarmante: e sarà proprio quella sua fermezza, a prescindere dal fatto che ognuno di noi condividerebbe o meno la sua volontà qualora si trovasse nella medesima situazione, ad alimentare rispetto nei suoi confronti e a portarci mediamente a sospendere ogni tipo di giudizio, come dovrebbe essere, affinché la sua volontà venga semplicemente rispettata.

Perché “Mare dentro”, in questo, non intende dare opinioni o prender posizione, ma ricordare il diritto a vivere con dignità e quello a morire con dignità, come Ramòn stesso sottolinea dicendo “Vivere è un diritto, non un obbligo”. D’altronde, lui definisce la sua carrozzina come “le briciole” rimastegli, perché fare solo due metri è ormai diventato un’impresa impossibile, e di questo disagio siamo in qualche modo portati ad avere rispetto, lo stesso che ha provato Rosa, sua amica, che per quanto critica decide di aiutarlo a realizzare il suo desiderio come dimostrazione di amore, quell’amore che comprende anche quando in disaccordo.

Ad oggi, sabato 7 gennaio 2023, “Mare dentro”, è per me il miglior film che abbia visto sul tema dell’eutanasia. Certo, alcune parti risultano un po’ lente e pesanti, ma d’altronde come pensiamo che sia la vita di una persona costretta a vedere il mondo soltanto dalla finestra?

Sebbene non si parlo nello specifico di disabilità e inclusione, ne consiglio assolutamente la visione per approfondire un tema tanto duro quanto necessario, toccando con mano le ragioni di simili scelte.

  • PRO: Capacità di suscitare empatia verso il protagonista grazie alla sua ferma e lucida convinzione.
  • CONTRO: Nessuno in particolare.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.